Giada nata prematura e in arresto cardiaco, la salva la Croce Rossa di Opera


Una storia meravigliosa, con un lieto fine reso possibile grazie all'intervento di una vicina meravigliosa e quattro angeli della Cri di Opera.


Giada nata prematura e in arresto cardiaco, la salva la Croce Rossa di Opera

PIEVE EMANUELE – Quando Giada sarà grande, la mamma e il papà le racconteranno l’incredibile storia della sua nascita. Gli attimi di terrore, la paura, poi l’esplosione di gioia. Le racconteranno la sua storia come una favola, con accanto i suoi angeli, quelli che l’hanno salvata. Inizierà con “c’era una volta una bambina che aveva fretta di venire al mondo”.

Nata prematura

Giada è nata un mese prima, e chi aspetta un bambino sa di che angoscia si tratta. Alle sei del mattino inizia a scalciare nella pancia di mamma Ghiulseven Caragop, 21 anni, origine romena. Il marito, Mauro Bruno, 35 anni, non c’è: lavora come guardia giurata e zoofila e il destino vuole che quella mattina stia coprendo il turno di un collega che gli ha chiesto la sostituzione. È lui a chiamare l’ambulanza appena capisce che qualcosa non va. La giovane mamma chiede aiuto, urla. Una vicina la sente e si precipita.

L’aiuto della vicina

È Alessia Caruso, che abita proprio di fianco alla coppia. “L’ho trovata in piedi, soffriva tantissimo, mi ha passato il telefono con cui stava chiamando anche lei i soccorsi – ricorda Alessia –. All’operatrice ho detto che non sapevo cosa fare, lei mi ha risposto di procurarmi asciugamani e acqua calda. Mi sembrava di essere dentro un film”. La vicina prova ad accompagnare la mamma sul divano per farla sdraiare, ma un secondo prima vede “la testa della bambina – dice la vicina –, ho urlato non spingere ma la piccola è uscita da sola.

Momenti di panico

La mamma ha cercato di afferrarla ma è scivolata. Il cordone si è spezzato, io l’ho raccolta e l’ho avvolta in una coperta. Non piangeva”. Non un lamento, non un respiro. Inizia il panico, ma Alessia mantiene la calma: “Ho cominciato a comprimere il petto con due dita, sembrava una bambola piccolissima, con la pelle trasparente, si vedevano tutte le vene. In quell’istante, per fortuna, sono entrati loro”.

L’arrivo della Croce Rossa

Alessia indica i quattro angeli della Croce Rossa di Opera. Sono stati loro a riportare in vita la piccola Giada che non respirava. “Salvatela, vi prego, salvatela”, urlava la mamma. Marco Massari, 50 anni, Claudia Colucci, 25, Tullio Passeri, 44, e Gaia Mapelli, 34. Sono loro i volontari della Cri operese che hanno agito secondo il protocollo, secondo gli insegnamenti del loro responsabile della formazione Lorenzo Palvarini che li ha aggiornati proprio di recente sulle nuove tecniche di rianimazione infantile.

La squadra dei “festivi”

È la squadra dei festivi e del sabato notte: quando gli interventi raddoppiano e c’è bisogno di soccorritori che rinunciano alle proprie vacanze e al sabato sera per aiutare gli altri. I volontari hanno messo a scaldare gli asciugamani, hanno proceduto con tutte le manovre. Attimi di tensione, paura, panico. Ma un panico tenuto sotto controllo dal lavoro di squadra.

La testimonianza dei soccorritori

“Grazie al corso siamo riusciti ad agire subito, in fretta”, ammettono in coro mentre si lanciano sguardi complici e sorridono. Ora, sorridono. Ma in quegli istanti l’ansia era tanta. Alla fine la piccola Giada respira, il cuoricino batte. La mamma che aveva retto fino a quel momento, appena ha visto sua figlia stare bene, è crollata: un’emorragia importante. Arrivata l’automedica, tutti corrono in ospedale, alla Clinica Mangiagalli di Milano, dove mamma e bimba sono rimaste qualche giorno in terapia intensiva.

Dalla paura alla gioia

Ma ora stanno bene, a meno di un mese da quel parto che diventerà una storia da raccontare. I volontari, ormai ufficialmente zii della piccola Giada, non sono riusciti a trattenere l’emozione quando hanno rivisto la bambina. I genitori non smettevano più di ringraziare “una vicina meravigliosa e quattro angeli che ci hanno salvato la vita”. E loro, i volontari? “Dicono che queste cose non capitano mai – commentano –. E invece capitano. E ti senti davvero di aver fatto qualcosa di importante, ti senti utile. A volte il destino è strano: noi stavamo per smontare il turno quando abbiamo ricevuto la chiamata. Le casistiche di ripresa in questi casi, con un arresto cardiaco appena nato, in ipotermia, sono molto basse. L’emotività è forte, ma se conosci il protocollo diventi operativo subito. E ti rimane dentro la sensazione di aver fatto qualcosa di bello”.

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