"Così abbiamo salvato una vita"


Parla il medico catanese:"Abbiamo capito subito che era grave. E abbiamo iniziato il massaggio cardiaco".

CATANIA - Se non fossero stati lì, probabilmente sarebbe accaduto l'irreparabile. Invece, la presenza e la prontezza, hanno potuto salvare una vita. C'è anche un catanese tra i medici che, la settimana scorsa, hanno rianimato un uomo colpito da arresto cardiaco mentre si trovava agli Uffizi. Un gesto istintivo per chi fa il medico, fondamentale per l'uomo che oggi può raccontare la sua disavventura. "Mi trovavo in visita a Firenze con tre amici medici, uno specializzando in chirurgia plastica e due colleghe specializzande in cardiologia - racconta Giovanni D'Agosta, medico catanese di 29 anni specializzando in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica all'Università La Sapienza di Roma. Sabato scorso stavamo visitando la Galleria degli Uffizi - continua: Io e la collega cardiologa Jessica De Santis  eravamo nella sala del Botticelli quando abbiamo sentito un tonfo. Ci siamo girati e abbiamo visto un uomo in terra".

Il soccorso è stato immediato. "Dopo aver valutato coscienza, polso e respiro abbiamo chiesto di allertare il 118, portare il defibrillatore e abbiamo iniziato il massaggio cardiaco - contina il giovane medico. Successivamente, sono sopraggiunti gli altri due colleghi, Vittorio Quercia e Annachiara Pingitore, con il pallone di Ambu (lo strumento utilizzato per il supporto dell'attività respiratoria ndr), con cui ci siamo alternati per la rianimazione, effettuando come da protocollo 30 compressioni e due insufflazioni con un totale di 100-120 compressioni al minuto".

Un'attività incessante che si è protratta a lungo. "Appena disponibile il defibrillatore, che era in un'altra sala - prosegue D'Agosta - abbiamo applicato le placche ed effettuato la prima analisi, che ha riscontrato un ritmo non defibrillabile, pertanto abbiamo continuato la rianimazione cardiopolmonare. Alla seconda analisi del ritmo il defibrillatore ha evidenziato un ritmo defibrillabile quindi abbiamo erogato lo shock con ripristino del ritmo normale". Solo in seguito, il paziente ha ripreso conoscenza ed è arrivata l'ambulanza (circa cinquanta minuti dopo la chiamata), che ha trasportato il paziente con il collare e la tavola spinale all’Ospedale di Careggi per il prosieguo delle cure.

"La fortuna di quest’uomo è stata che eravamo in quella sala e che abbiamo iniziato subito il massaggio appena ci siamo resi conto che fosse senza polso - spiega il medico catanese, che evidenzia come la collaborazione del personale della Galleria sia stata preziosa e come, la prontezza, la capacità e gli strumenti salvavita siano fondamentali in situazioni di questo tipo. "Il personale degli Uffizi è stato gentilissimo e pronto, portandoci immediatamente tutto ciò che ci occorreva, incluso il defibrillatore". Strumento fondamentale per salvare le vite. Così come la conoscenza delle norme di primo soccorso.

"È vero che chi non è medico ha difficoltà a capire subito la situazione - continua - noi ci siamo resi subito conto che si trattava di qualcosa di grave e abbiamo notato anche dei cambiamenti nel colorito del volto. Ma è altrettanto vero che conoscere le tecniche di rianimazione, o quelle per la liberazione del vie respiratorie, potrebbe risultare fondamentale per salvare delle vite - continua il giovane medico. Sarebbe utilissimo studiarle a scuola o all'università, così come lo sarebbe avere un defibrillatore nelle scuole, nei musei, nelle strutture sportive e in tutti i luoghi molto affollati". Non dimenticando l'importanza della prevenzione. "Resta sempre - conclude D'Agosta - la cosa più importante da fare".


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