Centrale Operativa, dove tutto è questione di secondi

Novanta secondi. È questo il tempo medio che un infermiere di Centrale Operativa ha per salvare una vita, per farla nascere. 90 secondi in cui capire quanti e quali mezzi di soccorso inviare: ambulanza, automedica, elicottero. E se vi sia necessità di un soccorso tecnico oltre a quello sanitario coinvolgendo nell’intervento vigili del fuoco, forze dell'ordine, soccorso alpino, capitaneria di porto. 90 secondi per far capire a chi chiama che può fare davvero la differenza nell'attesa dei soccorsi.

Infermiere di Centrale Operativa, un lavoro differente

Sono Marco, ho 40 anni e sono un infermiere. Da più di 10 anni lavoro in centrale operativa 118. Questo è un lavoro poco conosciuto. Molti ci credono centralinisti, altri ci paragonano ad operatori di call center. Ma questo è un lavoro differente. A noi interessa la salute delle persone.
La parte più difficile che caratterizza questo lavoro consiste nel capire nel più breve tempo possibile cosa sta succedendo dall'altra parte del telefono.
Tante volte in soli 90 secondi.
Per capire e valutare la situazione, inviare il mezzo di soccorso nel luogo esatto fornendo ai colleghi a bordo dei mezzi quante più informazioni utili sul paziente che si troveranno di fronte e aiutare chi si trova sul luogo dell’evento fornendo istruzioni utili a salvaguardare le funzioni vitali in attesa dei soccorsi.
Sembra facile, ma spesso chi chiama è preso dal panico e non sa riferire con precisione dove si trova o è semplicemente straniero o non sa parlare né l'italiano né l'inglese.
La Centrale Operativa risponde per ambiti territoriali formati da più province e l'infermiere di centrale operativa oltre alle competenze sanitarie e informatiche deve avere competenze geografiche e cartografie relative all'ambito territoriale che gestisce.
90 secondi per attribuire, in base ai protocolli in vigore e alle informazioni ricevute dall'utente, la congrua priorità d'intervento alla chiamata ricevuta: codice rosso giallo, verde o bianco.
Chi accede al 118 non sempre richiede un intervento per un malore improvviso, un arresto cardiaco o un incidente stradale grave; chi chiama spesso ha problematiche sanitarie per le quali non ha trovato altre risposte o non sa a chi rivolgersi.
Una risposta va sempre e comunque data. Può corrispondere con l’invio di un’ambulanza in codice verde o, semplicemente, indirizzando il chiamante al percorso assistenziale più idoneo alla problematica (Medico di base, Guardia medica, Assistenza domiciliare, ecc.)
90 secondi in cui capire quanti e quali mezzi di soccorso inviare: ambulanza, automedicaelicottero. E se vi sia necessità di un Soccorso tecnico oltre a quello sanitario coinvolgendo nell’intervento vigili del fuoco, forze dell'ordine, soccorso alpino, capitaneria di porto.
90 secondi per far capire a chi chiama che può fare davvero la differenza nell'attesa dei soccorsi.
L’invio del primo mezzo, avviene di norma all’individuazione del target simultaneamente all’intervista telefonica. Il chiamante questo non lo percepisce, ha fretta di concludere la chiamata spesso inveendoti contro perché secondo lui si sta solo perdendo tempo con inutili domande, senza sapere che, quel tempo e quelle informazioni possono diventare davvero preziose e fare la differenza per chi in quel momento ha bisogno di aiuto.
Come il pomeriggio del 24 dicembre dello scorso anno, quando risposi alla chiamata di un giovane che stava viaggiando in autostrada con il padre, il quale improvvisamente perse conoscenza e smise di respirare.
Raccolte le informazioni sul tratto autostradale (km, direzione, ultimo casello passato), incoraggiai il giovane a fermarsi nella prima piazzola disponibile. Il ragazzo sebbene agitato fece quello che gli chiesi e, una volta fermo, riuscì ad estrarre il padre dall’auto e attraverso le mie indicazioni iniziò a praticargli le compressioni toraciche fino all’arrivo dell’ambulanza e dell’automedica, senza mai fermarsi, mantenendo sempre il contatto telefonico con me.
Il papà venne voi stabilizzato sul posto dai colleghi e trasportato in Pronto soccorso.
Subito dopo risposi alla chiamata di un uomo che stava portando la propria compagna, al nono mese di gravidanza, in macchina in ospedale in quanto colta da contrazioni e rottura delle membrane, percorso del tutto normale se non per il fatto che la donna, durante il tragitto, iniziò a percepire già la presenza della testa del bambino.
La nascita era solo questione di secondi e sarebbe stato pericoloso suggerire di correre più velocemente possibile in ospedale sebbene si trovassero a poco più di 1 km. Suggerii al futuro papà di accostare l'auto in una zona sicura e di attendere l'ambulanza. Nel frattempo raccolte velocemente alcune informazioni sull’assenza di problemi in gravidanza della donna e del bambino - grazie anche alla collaborazione e lucidità con la quale il papà mi descriveva ogni fase del parto - mi ha permesso di guidarlo, passo passo, nel fare tutte le manovre necessarie per assistere la mamma e il frettoloso neonato durante la sua nascita, che avvenne in maniera naturale all’interno dell’auto.
L'ambulanza arrivò comunque sul posto pochi attimi dopo ed accompagnò in ospedale mamma e bambino in buone condizioni.
90 secondi per salvare una vita, 90 secondi per farla nascere. 90 secondi che possono fare la differenza.
Marco Vitali, Infermiere di Centrale Operativa 118

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