Il medico minacciato con una pistola alla testa durante un soccorso: «Non ci ho badato, mi sono concentrato sulla paziente»

 Parla Mirko, 25 anni, lavora sulle ambulanze del 118, dopo la disavventura in corso Grosseto. «Già quando studiavo medicina un rapinatore mi sparò perforandomi un polmone. Sono salvo grazie a mio padre».


Non volevo alzare un simile polverone, in vita mia ne ho viste tante come medico d’urgenza». Mirko, medico che da 25 anni lavora sulle ambulanze del 118 ha raccontato a La Stampa la disavventura vissuta nelle scorse settimane. Mentre soccorreva una donna di 83 anni in corso Grosseto, si è visto puntare contro una pistola da parte del figlio. «Se non salvi mia madre ti ammazzo, medico bastardo», la minaccia ricevuta.


Nonostante le minacce, il medico è riuscito a svolgere il suo lavoro. «Mi sono concentrato sulle condizioni della signora, l’ho adagiata sul pavimento per iniziare a massaggiarla - racconta -. È stato l’infermiere a vedere l’intera scena, io mi stavo occupando della donna senza curarmi delle minacce. Mi ha poi riferito che avevo una pistola dietro la nuca quando abbiamo posizionato la paziente sulla barella».

Quando in corso Grosseto sono arrivate le pattuglie della polizia, medico e infermiere non hanno però fatto riferimento alla presenza di una pistola. «L’infermiere era impietrito, quell’uomo ha nascosto rapidamente l’arma nei pantaloni quando sono entrati gli agenti e poi è sparito in un’altra stanza. In quel momento io ero concentrato unicamente sulla donna da salvare».


In passato il medico aveva già dovuto fare i conti con le minacce di un arma da fuoco. «A Napoli, quando studiavo medicina, due rapinatori mi aggredirono. Cercai di difendere la mia ex fidanzata e partirono due colpi: uno mi perforò i polmoni. Mi salvò mio padre, anche lui medico. I soccorritori non volevano aiutarmi perché avevo i capello lunghi e ricci. Dicevano “questa è la fine che fa un tossico”, ma non avevano capito che ero stato vittima di un crimine».


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