Arresto cardiaco, sopravvive meno di 1 su 10: si punta (anche) sulla app “trova-defibrillatore”
Massaggio cardiaco e soprattutto la scossa del defibrillatore possono salvare la vita. Sapere dove si trova il dispositivo accorcia i tempi. Al via VIVA, settimana della rianimazione cardiopolmonare.
Le cifre parlano. E dicono che analizzando più di 45.000 casi di arresto cardiaco extra-ospedaliero in 28 paesi europei si è scoperto che la sopravvivenza media all’arresto cardiaco si aggira intorno al 7,5%. Per l’Italia, sempre ricordando che il campione considerato supera di poco i 4000 casi e quindi va preso con le pinze, siamo intorno al 6,6%. Quale che sia la realtà, i numeri che emergono dal più grande studio in Europa sugli arresti cardiaci, EuReCa Three, pubblicato su Resuscitation, indicano che c’è ancora molto da fare. Occorre continuare a sensibilizzare la popolazione e a far conoscere le manovre di rianimazione cardiopolmonare, perché il massaggio cardiaco immediato può salvare la vita di una persona, come primo passaggio di un percorso. Ma non solo.
È importante anche che si arrivi prima possibile ad utilizzare il DAE (defibrillatore automatico esterno) per una “scossa” salvavita. A ricordarlo cono gli esperti dell’Italian Resuscitation Council (IRC) che promuove tra il 13 e il 19 ottobre a “VIVA! La settimana della rianimazione cardiopolmonare” con decine di eventi gratuiti e aperti al pubblico in tutta Italia in cui ci saranno dimostrazioni pratiche di primo soccorso insieme ad attività ludico-educative e informative pensate anche per i più giovani.
Spazi di miglioramento
In Italia, ogni anno, circa 60.000 persone vanno incontro ad arresto cardiaco. Lo studio EuReCa Three è stato condotto tra settembre e novembre 2022 in 28 paesi europei. Ha analizzato 45.251 casi confermati di arresto cardiaco extra-ospedaliero, di cui 32.033 trattati dai servizi di emergenza. L’Italia, nei 4.047 casi totali di arresto cardiaco extra-ospedaliero analizzati nella ricerca, ha mostrato un tasso di ripristino della circolazione spontanea del 17% (contro il 31,2% della media europea), con una percentuale di sopravvivenza del 6,6% (contro il 7,5% europeo) e con un un’incidenza di 4,4 sopravvissuti ogni 100.000 abitanti all’anno (a fronte del 4 della media continentale).
“I risultati italiani, come il tasso di ripristino della circolazione spontanea significativamente inferiore alla media europea, pongono l’intero Servizio Sanitario Nazionale di fronte a una sfida importante e a un’opportunità di miglioramento basata su solide evidenze scientifiche – commenta Federico Semeraro, presidente di European Resuscitation Council (ERC) e coordinatore della ricerca in Italia. È fondamentale investire nella formazione del personale, nell’ottimizzazione dei tempi di risposta e nel miglioramento della qualità delle manovre rianimatorie per colmare questo divario e garantire alle persone in Italia le stesse possibilità di sopravvivenza dei loro concittadini europei”. Strategico è anche attivare un registro nazionale degli arresti cardiaci che possa misurare in modo più fedele la realtà di ogni regione.
La App che trova i defibrillatori
In Italia non è ancora disponibile su scala nazionale uno strumento prezioso che potrebbe incrementare la tempestività della catena dei soccorsi. Si tratta dell’applicazione nazionale per cellulari, prevista dalla legge 116 del 2021, che censisce e geolocalizza i defibrillatori automatici esterni (DAE) installati sul territorio consentendo anche ai soccorritori occasionali di trovarli subito in caso di emergenza e di utilizzarli sulla base delle indicazioni ricevute al telefono dagli operatori del 118, in attesa dell’arrivo dei soccorsi.
"La velocità dei soccorsi in caso di arresto cardiaco è vitale perché la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10% per ogni minuto che passa e per questo è essenziale, oltre a una rapida attivazione del 112, insegnare a quante più persone possibili le manovre salvavita come il massaggio cardiaco e l’utilizzo del defibrillatore – indica Andrea Scapigliati, presidente di Italian Resuscitation Council (IRC), Avere un registro dei DAE, gestito dalle centrali operative del 118 e integrato con un'applicazione unica per tutto il territorio nazionale, permetterebbe di individuare rapidamente dove sono i DAE installati sul territorio e poterli far arrivare in tempo utile a chi sta soccorrendo la vittima di arresto. Questo modello organizzativo sarà il fulcro delle nuove Linee guida europee per la rianimazione cardiopolmonare che verranno pubblicate a ottobre”.
Come comportarsi
In attesa di sviluppi, gli esperti segnalano come l'intervento di chiunque sia accanto alla vittima di arresto è l'anello fondamentale nella catena dei soccorsi. Guidati al telefono dagli operatori del 112 e del 118, i soccorritori occasionali possono infatti già eseguire il massaggio cardiaco e utilizzare il DAE accorciando i tempi di intervento e contribuendo più di ogni altra cosa alla sopravvivenza di chi è colpito da arresto cardiaco. In particolare, ecco i tre passaggi da ricordare.
Prima di tutto occorre chiamare il Servizio Soccorso 118 attraverso il numero 112, per allertare e far pervenire al più presto il servizio avanzato di soccorso che prenda in mano la situazione. Esistono specifiche app di cui possono essere dotati i nostri telefoni che inviano contestualmente alla chiamata telefonica del Servizio Soccorso 118 un segnale GPS che consente di localizzare con precisione il luogo da cui è partita la chiamata, evitando a chi chiama di perdere tempo per spiegare agli operatori del soccorso il luogo in cui si trova di localizzare tramite GPS.
Nel frattempo, in attesa dei soccorsi, bisogna iniziare con il massaggio cardiaco. In assenza di interventi adeguati le probabilità di salvare la vittima dell’arresto e di evitare danni cerebrali irreversibili per la assenza di flusso sanguigno al cervello scendono del 10% ogni minuto. Cosa fare? Si mette una mano al centro del torace della persona in arresto cardiaco, in corrispondenza del cuore, e praticando il massaggio cardiaco (100/120 compressioni del torace al minuto, con una compressione decisa che introfletta il torace di circa 5 centimetri).
Così si punta a mantenere la circolazione del sangue mentre si attende l’arrivo del defibrillatore, che solo può risolvere l’arresto cardiaco annullando l’aritmia cardiaca che genera l’arresto di circolo. I defibrillatori automatici o DAE (il defibrillatore compie autonomamente l’analisi dell’aritmia e la erogazione della scarica elettrica), oltre ai defibrillatori semiautomatici (il dispositivo analizza in modo autonomo, mediante le piastre poste sul torace del paziente, la tipologia di aritmia alla base dell’arresto, ma la scarica elettrica erogata al paziente richiede l’intervento di un operatore addestrato) possono davvero salvare la vita.
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