Nuove regole per i defibrillatori pubblici: il punto su Brescia e le stazioni sguarnite
Sessantamila persone all’anno. È il drammatico bilancio degli arresti cardiaci improvvisi in Italia, eventi che possono verificarsi ovunque: in casa, per strada o durante una partita di calcio. Ma c’è un dato che fa la differenza: ogni minuto che passa senza intervento riduce le possibilità di sopravvivenza del 4-6%. Proprio su questo minuto prezioso che Regione Lombardia ha deciso di investire, potenziando la rete dei defibrillatori sul territorio con nuove regole che rendono più capillare ed efficace la «catena della sopravvivenza».
I DAE: cosa cambia in Lombardia
La delibera approvata su proposta dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha recepito le più recenti linee guida internazionali aggiornando il quadro normativo lombardo in materia di defibrillazione. Il provvedimento ha introdotto una novità importante: chiunque può usare un defibrillatore, anche senza formazione specifica, seguendo i comandi vocali dell’apparecchio e le indicazioni degli operatori del 118. Una democratizzazione del soccorso che abbatte (anche) le barriere psicologiche.
Utilizzabili da tutti, anche senza corso
Il documento elaborato da Areu (Agenzia Regionale di Emergenza Urgenza) ha chiarito infatti che ogni cittadino, anche in assenza di formazione specifica, può utilizzare un Dae (defibrillatore) in caso di sospetto arresto cardiocircolatorio. Basta seguire i comandi vocali dell’apparecchio e le indicazioni degli operatori del 118 una volta stabilito il contatto telefonico.
Il testo inoltre ha individuato con precisione i soggetti per cui l’abilitazione è obbligatoria (come i soccorritori sulle ambulanze), fortemente raccomandata (ad esempio per chi lavora in ambito sportivo) o semplicemente raccomandata (studenti delle scuole superiori). Perché imparare a salvare una vita dovrebbe essere parte integrante del percorso formativo di ogni giovane.
Nel Bresciano i defibrillatori come detto sono 3436, disseminati un po’ ovunque secondo la mappa del progetto Paddles di Areu. C’è però un tema ancora piuttosto delicato e aperto: sono molte le stazioni ferroviarie – non certo luoghi di scarso passaggio – sguarnite di DAE. Un defibrillatore è presente ad esempio in quella di Brescia, così come in quella di Rovato, ma mancano dispositivi negli scali di Ghedi, Coccaglio, Ospitaletto, Calcinato, Calvisano, Visano, Remedello, Bagnolo Mella, Verolanuova, Pontevico e persino a Desenzano, Chiari e Palazzolo.

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